Post chirurgia

La chirurgia del piede si caratterizza per la collaborazione di più figure professionali: chirurghi ortopedici, podologi, fisioterapisti intervengono in sinergia per il trattamento del distretto “piede-caviglia”.

Chirurgia con tecnica classica o percutanea mini-invasiva

La chirurgia del piede realizzata in modo tradizionale è solitamente dolorosa ed invalidante per i primi mesi successivi all’intervento. L’esposizione chirurgica e l’impiego di mezzi che spesso vengono lasciati all’interno e gli eventuali interventi accessori aumentano il rischio di complicanze.

La tecnica percutanea mini-invasiva del piede è un’evoluzione degli ultimi anni per curare in modo meno aggressivo le deformità dell’avampiede in un solo momento chirurgico. Essa può essere realizzata in anestesia locale attraverso piccole incisioni e con strumentazioni specifiche che riducono il dolore e limita la necessità di farmaci analgesici. Altro importante plus è la possibilità di deambulazione precoce grazie all’utilizzo di calzature con suola rigida nei primi giorni post intervento.

La riabilitazione post intervento

Anche dopo interventi mini invasivi occorre affrontare una fase riabilitativa. Si ricorre generalmente a tre tipi di trattamento:

  • la fisioterapia
  • la magnetoterapia
  • le calzature post operatorie

I programmi riabilitativi vengono studiati ad hoc in base al quadro clinico del paziente e comprendono programmi di esercizi muscolari attivi e passivi e mobilitazioni dell’arto.

Con la fisioterapia si applicano dei trattamenti manuali per rilassare i muscoli e drenare edemi ed ematomi che si formano dopo l’intervento. In una fase secondaria si passa a delle sessioni di esercizi che mirano a rinforzare l’arto e recuperare il cammino.

La magnetoterapia si applica invece a stati infiammatori e patologie ossee perché sfruttando i benefici dei campi magnetici, si ristabilisce l’equilibrio biochimico cellulare, talvolta compromesso. Le onde magnetiche sono non-ionizzanti ed esercitano un’azione biofisica senza che tessuti e organi le assorbano.

In questa fase non va tralasciata l’importanza di indossare la giusta calzatura post operatoria, che a seconda della zona operata, aiuta a scaricare avampiede, mesopiede o retropiede per un recupero efficace e senza possibilità di ricadute.

Generalmente la scarpa deve avere le seguenti caratteristiche:

  • suola rigida/semirigida indeformabile che conferisca una superficie stabile che garantisca l’immobilizzazione necessaria durante la deambulazione;
  • la suola deve essere biomeccanica per permettere che la fase di propulsione avvenga in maniera fluida e naturale senza coinvolgere le articolazioni metatarsali;
  • contrafforte rigido per contenere i movimenti del retropiede ed evitare la prono/supinazione. Questo aspetto si può correggere anche inserendo un plantare addizionale con una conca nella zona del calcagno per una maggiore stabilizzazione.

Il secondo trattamento post intervento

Dopo una prima se terapeutica si consiglia di procedere con la prevenzione secondaria ovvero indossare le scarpe Activity, le sneaker terapeutiche con volume maggiorato per accomodare il piede edematoso e con la possibilità di modulare il volume interno della calzatura in base alla progressiva riduzione dell’edema.